Curiosità
Chi sono?
Mi chiamo Francesca,
Ho iniziato a fare cappelli per gioco e per caso durante un viaggio a Madrid. Il momento era decisamente fertile per il cambiamento e a partire dal lavoro avrebbe modellato il mio stile di vita, le mie priorità, la mia visione del 'lavorare'.
Con la cappelleria ho scoperto l'appartenenza. Amo l’idea di mantenere in vita la tradizione della cappelleria autentica nei metodi, nei materiali e nei tempi di produzione. Uso il vapore e gli antichi ferri da stiro in ghisa per formare i miei cappelli, ognuno unico, su misura e personalizzato.
La tendenza nel mio stile è un design semplice dei modelli che spesso possono essere utilizzati in diversi modi.
Combinare materiali diversi per la coppa e la falda mi diverte e mi spinge a sperimentare con tanti materiali diversi,
come la paglia e il feltro, o preziosi tessuti che seleziono personalmente con cura fra stoffe originali di anni passati e passamanerie ricercate.
Sperimentare è un momento di crescita e ogni cappello io lo vivo come un'esperienza, sempre diversa.
L' associazione culturale
La sede dell'associazione si sposta nel piccolo paese di Milis (OR) dove si trova la bellissima sede a casa Bagnolo.
Siamo alla continua ricerca di tecniche antiche di lavorazione di materiali e di forme che trovano ispirazione nell’osservazione della natura nel suo più vasto significato. Per essere più in linea con la nostra etica sostenibile usiamo per lo più materiali naturali e con basso impatto nella loro produzione, ci riforniamo nella rete locale e utilizziamo al massimo i nostri scarti.
Stiamo esplorando le possibilità e le risorse che il territorio Sardegna offre per riuscire un giorno ad auto-produrre le materie prime che utilizziamo per i nostri manufatti. Ogni anno elaboriamo dei dati tramite la semina di un campo di grano che destiniamo alla produzione di campioni di paglia per intreccio, vediamo le criticità, conosciamo le diverse varietà locali.
La storia della filiera della paglia da intreccio come eccellenza italiana, nasce nella periferia di Firenze e finisce tristemente intorno alla prima metà del ‘900 a causa della poca tutela del settore artigianale e la crescita dell’industria che spostò la produzione e la lavorazione delle materie prime in altre parti del mondo in cui la manodopera aveva ed ha tuttora, costi più bassi.
Cogliamo l’occasione per rendere possibile la visita al campo coltivato, partecipare alla semina e raccolta, fare laboratori dedicati all’arte dell’intreccio.
Per più info e curiosità, contattare Francesca al numero +39 3283726391 o Antonella al numero +39 3468904584 o scrivere una mail a info@pepebianco.org